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Maria Vera Ratti
Maria Vera Ratti
ATTRICE
Maria Vera Ratti
ATTRICE
Maria Vera Ratti, classe 1994, nata nella provincia di Avellino ma cresciuta a Napoli. E’ una delle attrici emergenti più promettenti nel panorama italiano. Si è approcciata al modo della recitazione in una maniera insolita, per usare le su stesse parole “da spettatrice”. Dopo una sua permanenza all’estero, tornata in Italia e riesce ad entrare al Centro Sperimentale di Roma, in parallelo coltiva la sua carriera d’attrice teatrale partecipando a spettacoli come “No Exit” e “Alice in Wonderland”.

Non tardano ad arrivare partecipazioni a progetti televisivi, nel 2018 è nella serie “Rosy Abate” e con un ruolo ancora più grande nella fiction Rai “Il commissario Ricciardi”. Sarà anche il volto della Monna Lisa nella serie evento “Leonardo”. Tra i suoi ultimi lavori citiamo la fortunatissima serie “I bastardi di Pizzofalcone 3” ambientata nella sua Napoli e il riadattamento televisivo della commedia di Edoardo De Filippo “Sabato, Domenica e Lunedì” diretta da Edoardo De Angelis.

Come è nata la tua passione per il cinema e quando hai deciso di voler diventare un’attrice?

Questa mia passione è sbocciata tardi forse, avevo 22 anni, mi ero appena laureata, volevo capire realmente cosa fare nella vita, diciamo che ero alla ricerca di me stessa, qualcosa che mi motivasse davvero. Ho sempre seguito e apprezzato il teatro, sempre da spettatrice, proprio da lì mi sono avvicinata a questo mondo grazie anche a degli incontri decisivi che mi hanno spinto a provare questa via. Dopo di che ho frequentato un seminario “prima del teatro” in toscana, un corso dove gli studenti di tutta Europa si scambiano i loro professori di recitazione, è un corso per aspiranti attori per entrare in accademia, noi simulavamo appunto la vita accademica in una scuola di recitazione. Questa esperienza è stata fondamentale, ho capito cosa significasse farsi tramite di un testo, cosa volesse dire essere un attore. Mi innamorai, ho cominciato a pensare di poter intraprendere questa strada sul serio, è stato abbastanza difficile perché in quel periodo non vivevo in Italia e anche i miei genitori non erano così propositivi in questa mia scelta, nonostante ciò, riuscii ad entrare al centro sperimentale.

I Bastardi di Pizzo Falcone 3 (2021)

Come prepari i tuoi provini e il lavoro sul personaggio che dovrai interpretare?

Il provino è diverso dal ruolo vero e proprio, spesso non hai la sceneggiatura, è un lavoro di dinamica della scena da provare. Quando mi arriva un provino leggo le varie descrizioni, leggo la scena, diciamo che la preparazione è una cosa abbastanza immediata, mi faccio un’idea del colore che voglio portare in quel personaggio da provare, e non è detto che la mia versione è quello che cerca il regista. Dopo di che comincio a lavorare sulla scena, faccio memoria, un tempo che non utilizzavo questa tecnica, pensavo più alla dinamica, al senso ultimo, all’obiettivo. Invece adesso mi piace molto fare memoria, naturalmente poi dipende dal provino, se hai tre pagine di sceneggiatura scritte divinamente è naturale che fai memoria se invece la scena da provinare sono tutte reazioni e monosillabe puoi benissimo non farla. Tendenzialmente a me piace farla e lavorare sulla dinamica della scena.

Per la preparazione del personaggio io seguo molto il testo, sono molto legata, lo leggo tutto in maniera spasmodica! Quando faccio un film mi piace leggere il copione almeno una volta al giorno, mentre quando faccio una serie e più complicato, poiché mi impiegherebbe troppo tempo rileggere tutte le puntate in un giorno e non sarebbe funzionale. In una serie ci si augura che le riprese vengano girate con un ordine cronologico in modo di rileggere il copione di quella puntata in loop e lavoraci sopra, devo sapere dove sono e dove sto andando. È essenziale per me, mi arricchisce, rende reale la situazione che sto vivendo nella recitazione, se ho coscienza piena di quello che ha passato il personaggio una mezz’ora prima del momento mi fa rendere al meglio la mia performance recitativa. Poi dipende molto dal personaggio, se è simile a me o meno ci sono molte variabili

La tua immediatezza nel preparare un personaggio può essere dovuto al fatto che ti sei approcciata a questo lavoro da spettatrice, quindi con un’esperienza diversa?

Si, è molto plausibile questa cosa. Ho iniziato come spettatrice, non sono cresciuta con l’idea di una carriera artistica nel mondo del cinema o del teatro, i miei genitori sono cresciuti in un’epoca in cui se tu avessi studiato, bene o male avresti lavorato, nella nostra non è assolutamente così. Lavori se fai una cosa che ami, ho amato il teatro e lo spettacolo, anche la letteratura fin da piccola, è una passione che ho sempre coltivato, mettermi nei panni di qualcun altro.  Ho sviluppato questo interesse da spettatrice facendolo diventare il mio lavoro. La passione è fondamentale nella nostra vita, anche in questo mio ultimo progetto “Sabato, Domenica e Lunedì”, è un film che ho amato follemente. Il testo è di Edoardo De Filippo. Sono napoletana, ma credo, che anche per tutto il resto d’Italia Edoardo è un po’ in nostro Shakespeare.

Durante la realizzazione del film ero molto spaventata perché i miei colleghi avevano delle solide basi teatrali mentre io come formazione ho solo i due anni di centro sperimentale. Il regista del progetto è un grande direttore, come se lui avesse un’idea chiarissima su dove puoi arrivare e riesce a darti la fiducia per giocarti tutte le tue carte. Lavorare con Edoardo De Angelis è stato un onore, mi è sempre piaciuto lavorare con lui, lascia moltissimo spazio, ed è una cosa positiva.

Voglio fare un esempio. In “Sabato, Domenica e Lunedì” durante le riprese avevo finito prima e chiesi di mettermi al monitor e mi sono resa conto che non aveva senso cercare, da parte di un regista di cui ti fidi, la conferma di aver fatto un buon lavoro a fine giornata. Quando un regista sa cosa vuole raccontare e ha scelto gli attori con cura succede che a un certo punto si crea un’armonia e la scena funziona ma funziona per tutti e con tutti. È come se tutto si incastrasse e non ha a che fare con il tuo lavoro e basta, ma con la coralità del lavoro di tutti. 

Il Commissario Ricciardi (2021)

A livello attoriale hai punti di riferimento da cui prendi ispirazione?

Ascolto moltissime interviste di attori e attrici che stimo, anche stranieri. Ad esempio, io apprezzo tantissimo Juliette Binoche, Marion Cotillard e Isabelle Huppert, tre attrici francesi. Naturalmente ne stimo tanti altri, è un mondo così variopinto e ogni attore ha una sua caratteristica. Forse, umanamente proprio Juliette Binoche, per il suo percorso e le sue scelte, come lavora. è una delle attrici che sto studiando di più. In Italia seguo molto Antonia Truppo, Fabrizzia Sacchi, che ha interpretato mia madre in “Sabato, Domenica e Lunedì”. Tutte le attrici con più esperienza di me con cui ho lavorato mi sono state d’aiuto, d’ispirazione.

Cosa significa per te la recitazione e se trai ispirazioni da altre arti?

Ho scelto questo lavoro quando ho capito davvero cosa significasse, ossia trovare la verità, un testo se scritto veramente bene può fare da tramite alla tua concezione di verità, racconta il tuo corpo il tuo cuore! La recitazione è un’esperienza che può essere colta da tutti, è universale, l’unico modo per manifestare la mia percezione di verità.
Io traggo ispirazione da tantissime cose, dalla musica che mi aiuta moltissimo a preparare i personaggi quasi maniacalmente, mi immedesimo nei gusti musicali di un personaggio che sto preparando. Anche visitare una mostra può aprirmi alla preparazione di un personaggio, ma soprattutto la lettura, leggere molte cose inerenti allo studio che sto facendo in quel momento.

Dato che recitare, per te, è un modo per esprimere la verità, quanto è difficile per te poi abbandonare il personaggio che hai interpretato?

Non troppo, non porto quasi mai i miei personaggi fuori dal set, o forse sì, ma sempre in maniera molto dolce. Non mi sento mai imprigionata in un personaggio, non seguo quella tradizione americana d’imprigionarmi. Anche perché non ho mai recitato ruoli troppo frastagliati o davvero pesanti che potessero togliermi qualcosa, al contrario mi hanno sempre arricchito, e quegli elementi positivi che ritrovo in un personaggio li riporto anche nella mia vita. La vivo in una maniera serena.

Puoi parlarci del tuo ruolo in “Sabato, Domenica e Lunedì”?

Certamente, già il fatto che è un soggetto di Edoardo De Filippo è fruibile da tutti.

Io interpreto Giulianella la figlia di Peppino Priore, Sergio Castellitto, una ragazza di  20 anni, la più piccola della famiglia. Una ragazza alla ricerca di sé stessa, un po’ come ero io alla sua età, che vive in una famiglia di donne estremamente emancipate C’è una particolarità, perché la serie Rai riadatta alcuni personaggi: il nonno nel film è una nonna e mio fratello diventa una sorella, entrambi donne in carriera.

Giulianella è coadiuvata da una zia che la spinge a vivere la sua vita. Questi anni 60 sono raccontati in una visione femminista e di libertà. Libertà che porterà ad una crisi che poi vedremo! Giulianella è molto legata al suo ruolo nella famiglia e questo crea, appunto, un conflitto tra il cercare il suo talento, il suo posto nella vita e le aspettative della famiglia.

Tre ruoli che avresti voluto interpretare?

Per scherzare dico sempre menomale che non ho interpretato i film che ho amato, altrimenti non li avrei amati allo stesso modo. Naturalmente scherzo, se dovessi fare degli esempi concreti mi sarebbe piaciuto molto fare Greta Gerwin in Frances Ha, e Unorthodox anche se culturalmente non avrebbe senso visto che sono di Napoli, ma magari un ruolo simile su quel genere.

Hai già programmato dei progetti futuri?

Sì, sto lavorando ad una serie per Netflix basata su un libro molto amato ma non vi dirò di più. Da poco ho girato un horror che deve ancora uscire, una produzione indipendente statunitense. Grandissimi attori e lo abbiamo girato sotto lockdown in Estonia.

Ci sono dei progetti a cui sei particolarmente affezionata?

Non ne ho fatti moltissimi quindi mi trovo legata in un modo speciale ad ognuno, per dire l’horror è stato il mio primo film in assoluto ed è stato un lavoro che ho amato moltissimo per la mia dedizione al progetto. Lavorare con Edoardo De Angelis era un sogno e la realtà ha superato le aspettative e sono legatissima, la stessa cosa lavorare in Sabato Domenica e Lunedì con un testo di De Filippo e che mi piace moltissimo. Per ora non posso fare distinzioni sono tutti dei bellissimi viaggi che mi hanno lasciato qualcosa.

Con quale regista vorresti lavorare?

Beh già con uno dei miei preferiti ci ho lavorato e sono stata felicissima: De Angelis, poi pensandoci mi piacerebbe essere diretta da Noah Baumbach, perché riesce a dare una dimensione teatrale ai suoi lavori, gli attori fanno una memoria perfetta e utilizza i piani sequenza che rendono davvero viva la scena!

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