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Lorenzo Tardella
Lorenzo Tardella
REGISTA
Lorenzo Tardella
REGISTA
Lorenzo Tardella è un giovane e talentuoso regista italiano, appena 30 anni, originario di Narni, in Umbria, ha studiato presso ilCentro Sperimentatale di Cinematografia di Roma.

Il suo primo lavoro è il corto “Edo”, del 2019, che lo porta ad affacciarsi verso il grande pubblico attirando l’attenzione della critica. I suoi lavori hanno un ritmo graduale, crescono a poco a poco, traendo ispirazione sempre da un suo spaccato personale, qualcosa che “risuoni in lui” come le vibrazioni di un diapason non per forza una sua esperienza diretta ma una sensazione che provochi una reazione in lui.
Nel 2021 partecipa ad “Alice nella Città”, la rassegna autonoma e  parallela della Festiva del Cinema di Roma dedicata alle nuove generazioni ed agli esordenti nel mondo cinematografico, con la sua seconda opera: “A fior di pelle”. Riscuotendo anche in questo caso giudizi positivi sia dalla critica che dal pubblico.


Anche il 2022 sembra essere un anno promettente per la crescita artistica diLorenzo, proprio in questi mesi raggiunge un altro obiettivo, il suo ultimo lavoro “Le variabili dipendenti” viene selezionato al festival del cinema diBerlino ricevendo una calda accoglienza durante la proiezione in sala.

Come sei passato dalla passione del cinema al voler fare cinema ? 

È accaduto in maniera estremamente naturale, non c’è stata una “illuminazione”, della serie: ho capito cosa voglio fare nella vita.

Divoro film da quando ero piccolissimo, e già durante la pubertà o prima adolescenza ho cominciato a scrivere piccole storie e a filmarle con la videocamera tirando in mezzo amici e parenti. 

Chiaramente crescendo la cosa è diventata più seria, strutturata, e ho cominciato a viverla meno come un gioco e più come una possibile professione.

L’idea di fare il Centro Sperimentale è venuta nel 2017, dopo aver girato a Milano un cortometraggio dal titolo LATE SHOW. Gianni Amelio lo vide, gli piacque e mi consigliò di tentare l’ammissione al CSC. 

Hai dei registi di riferimento? Se sì quali? 

Non mi vergogno di definirmi un cinefilo, quindi è ovvio che di registi a cui sono legato ce ne sono tantissimi, legati anche a momenti diversi della mia vita.

Le prime folgorazioni sono venute col grande cinema americano (Kubrick, Spielberg, Scorsese, Coppola, ma anche Tarantino, Fincher, Spike Jonze). Crescendo ho scoperto il cinema europeo, italiano e francese soprattutto, e in generale un cinema più intimo, a misura di personaggio

Festival Internazionale del Cinema di Berlino (2022)

Dove prendi ispirazione per i tuoi lavori? 

Parto quasi sempre da cose che mi riguardano. Non necessariamente che ho vissuto in prima persona, ma che in qualche modo hanno risuonato dentro di me quando mi ci sono imbattuto. C’è una grossa componente di interesse umano nelle storie che racconto. Qualcosa che mi attira, più o meno istintivamente.

Come varia l'impostazione del tuo linguaggio a seconda del progetto a cui stai lavorando ? 

Cambia completamente. Ogni storia ha un modo giusto per essere raccontato, la cosa difficile è trovarlo e metterlo in pratica. Mi piacerebbe poter dire di lavorare in maniera istintiva e senza calcolo, ma la verità è che è importante conoscere la storia che racconti come le tue tasche. 

Solo a quel punto, quando hai una geografia chiara del territorio in cui ti stai muovendo, puoi permetterti di affidarti di più alla pancia.
La scelta delle ottiche, dei movimenti, ma anche dei volti degli attori e dei vestiti che indossano, sono cose che vengono sempre dopo il lavoro di approfondimento che hai fatto sulla materia che racconti, nel soggetto prima e nella sceneggiatura poi. 

Raccontaci della tua esperienza alla Berlinale con il tuo ultimo lavoro 'le variabili dipendenti'? 

È stata una emozione grandissima. Prima di tutto sapere di essere stati selezionati, e solo in un secondo momento scoprire che il festival si sarebbe svolto in presenza. È stato bellissimo avere gli attori seduti accanto a me durante la proiezione, così come gran parte della troupe. 

Non ero mai stato alla Berlinale da spettatore, e mi sono sorpreso della maturità e curiosità del pubblico tedesco. Giovane, appassionato, esperto.

C’era veramente un bel clima ed è stato molto stimolante poter parlare col pubblico dopo la proiezione.

Prossimi progetti ? 

Si guarda al lungometraggio.
La strada è lunga ma sono contento di avere un cortometraggio, o forse più di uno, che possa rappresentare bene le mie idee e l’idea di cinema che voglio fare.

Dita incrociate! 

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